Ricordo di Giannino Piana


RICORDO DI GIANNINO PIANA

 

Mercoledì 11 ottobre 2023 è morto Giannino Piana, che era stato giustamente definito 'il più grande teologo morale italiano' (cardinale Ravasi). La sua scomparsa costituisce una grave perdita non solo per il cristianesimo, ma più in genere per la cultura italiana: perché la peculiarità del suo pensiero è stata la capacità di ripensare la fede, e in particolare la morale, cristiana con gli strumenti più raffinati del pensiero contemporaneo – della scienza e della filosofia, oltre che della teologia.
La fede per lui illuminava la ricerca, non la oscurava. Ma questa caratteristica - su cui dovranno tornare in modo approfondito gli specialisti – non era che una parte della sua personalità, quella che potremmo definire come la sua alta cultura, la sua intelligenza superiore, la sua finezza ermeneutica. Ma c'è di più, molto di più: Giannino era fondamentalmente un uomo buono, accogliente, generoso (e, come notava un suo amico, la combinazione di acume intellettuale e di generosità non è scontata, anzi è abbastanza rara). Giannino era un uomo che, per così dire, generava intorno a sé un'aura di attenzione, rispetto, curiosità intellettuale, dono.
Questo lo possiamo testimoniare con la nostra esperienza. Noi conoscemmo tardi Giannino, una decina di anni fa, quando uno di noi lavorava a una monografia del filosofo Pietro Prini (che, tra l'altro, era molto amico di Giannino: lo definiva un teologo dotato di superiore esprit de finesse, insieme avevano diretto una collana filosofico-teologica presso la S.E.I.). Nel corso delle ricerche su Prini fu naturale accostarsi a Giannino che fu, come sempre, molto generoso nell'illustrare alcuni particolari della vita del filosofo e alcune sfaccettature del suo pensiero. Il riconoscimento comune di Prini come maestro ineludibile del cristianesimo moderno (Giannino curò, insieme a Enzo Bianchi, una ristampa dello Scisma sommerso, presso l'editore Interlinea di Novara) fu il tramite di un'amicizia tra noi due e Giannino: un'amicizia che nel corso di questi dieci anni divenne sempre più stretta. Giannino partecipò a molti dei Convegni Prini che nel corso di questi anni abbiamo organizzato (per esempio, diede un contributo straordinario all'ultimo che tenemmo a Roma, con un saggio bellissimo su ”Antropologia ed etica della comunicazione” , che sarà pubblicato quando tra qualche tempo usciranno gli atti del convegno, presso Mimesis di Milano). E poi scrisse una generosa prefazione alla ricerca che uno di noi due ha scritto, con monsignor Gianfranco Poma, su L'umanesimo integrale di papa Francesco, che uscirà nel prossimo anno dalla Morcelliana di Brescia. Ma, al di là di queste collaborazioni di lavoro, non dimenticheremo mai i pomeriggi che trascorrevamo insieme, negli ultimi mesi. Giannino era già infermo fisicamente, ma lucidissimo mentalmente: egli stava sdraiato sul letto, noi due eravamo seduti su due poltrone, e discutevamo di tutto, in particolare del cattolicesimo italiano; per essere precisi, noi formulavamo delle domande e Giannino metteva a nostra disposizione le sue conoscenze dirette, dai maestri come il grande teologo canadese Lonergan, al tempo degli studi romani, ai suoi contemporanei ed amici, mitici esponenti del cattolicesimo 'aperto' italiano: don Do, Adriana Zarri, Enzo Bianchi, don Milani, padre Turoldo… il tempo scorreva e noi non ce ne accorgevamo. Questa generosità umana, questa disponibilità, il suo sorriso aperto – queste sono le caratteristiche che non dimenticheremo mai di Giannino, il più grande dei doni che ci ha regalato.

 

Walter Minella, Giorgio Sandrini 

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